Che cosa ci aspettiamo dal nuovo anno?

Un’indagine di Serena con la terapeuta e i colleghi di Serena Ognuno di noi ha un’opinione diversa. Riteniamo che sia utile mettere in evidenza il punto di vista di ognuno. La dottoressa si aspetta dall’anno che verrà che cambino in meglio alcuni aspetti della vita soprattutto vista la bruttissima situazione che stiamo vivendo a causa della pandemia da COVID 19 e che ci sia maggior … Continua a leggere Che cosa ci aspettiamo dal nuovo anno?

Un anno di Covid. Ne parliamo con… dr. Pietro R. Cavalleri, psichiatra e Direttore Clinico

Di un anno come questo ciascuno conserverà una sua memoria. Per mesi abbiamo ascoltato il respiro lento delle strade senza suoni. Le ambulanze, il silenzio in marzo, aprile, maggio e poi di nuovo al calare del giorno in ottobre e novembre: un fascino straniante che ci ha fatto capire quanto la colonna sonora della quotidianità sia parte di noi. Senza, i nostri luoghi non sono più gli stessi. Il 2020 è stato l’anno della solitudine, perché una videochiamata non può sostituire una carezza, è stato l’anno di Internet come pavimento sul quale si consuma la vita. Ha trasformato la realtà in qualcosa che sembra artificiale. Guardarsi negli occhi, sperare che parlino. La mascherina che ci copre mezza faccia ci costringe a osservare di più e meglio gli sguardi, sconosciuti o meno. Questa novità è forse uno dei pochi aspetti da tenere di questo 2020. Siamo obbligati a una maggiore attenzione verso l’altro, a una comunicazione più riflessiva: gli occhi in questo periodo ci hanno tenuto in piedi. Era la mezzanotte tra il 20 e il 21 febbraio. È a quell’ora che le indiscrezioni sono diventate certezze: a Codogno il primo caso ufficiale di Sars-Cov-2 in Lombardia. Ansia, preoccupazione, dubbi: non si sapeva ancora chi fosse l’ammalato o se fosse collegato all’epidemia cinese. Soprattutto, non si sapeva che quella notizia sarebbe stata lo spartiacque e che già 24 ore dopo i numeri dei tamponi, la positività e i ricoveri avrebbero iniziato a scandire tutta la nostra vita. La notte che ha cambiato tutto. E poi un uomo semplice, dal cuore fantasioso come quello dei bambini, che nei giorni più duri della pandemia sale sul tetto del Duomo, a pregare a braccia aperte la Madonnina sulla guglia maggiore della cattedrale. L’arcivescovo Mario Delpini, che in una mattina di tarda primavera ci viene a trovare e ci dice che noi, proprio noi, così come siamo, siamo “fatti per essere felici”. Continua a leggere Un anno di Covid. Ne parliamo con… dr. Pietro R. Cavalleri, psichiatra e Direttore Clinico

Sei domande a… Paolo Di Gennaro

Sacerdote, frequenta da qualche tempo la nostra Fondazione, celebrando la messa del venerdì. NomePaolo CognomeDi Gennaro Età30 anni ProfessioneSacerdote missionario Come è arrivata la decisione di farti prete?Studiavo medicina e vedevo le persone soffrire. Ho capito in quella circostanza che il Signore mi chiamava a un’altra cosa. Sono andato in seminario a Roma e  dopo 5 anni mi hanno mandato un anno negli Stati Uniti. … Continua a leggere Sei domande a… Paolo Di Gennaro