Poesie di Ale (2)

Di Ale

A SCALE

Una vita a scale, e v’è chi scende e v’è chi sale,
e lo è anche un po’ nella poesia, per colui che interrompe e per chi prosegue la via,
stancandosi parecchio, ma conservando la parola come specchio,
e nell’animo sentir “tenendo aperto l’orecchio”.
Tutta la vita è a scale e le difficoltà son insite di già,
ma la differenza la fa la volontà
e c’è chi casca e chi cascherà, chi si rialza ed ancora lo farà,
imparando che seguir ritti frutterà.
Ed anche la poesia non fa eccezione, chi ne vuol fruir non deve omettere la passione,
per farne uscire un lavorone.
A scale, la vita e la poesia, non ne posson fare a meno, con tutta la negatività, ed il bel da far a tempo pieno

E SCRIVO

E scrivo per sentirmi alternativo, e fin dove arrivo
Cioè all’approdo a me più significativo
E farmi amare dalle persone con enfasi e partecipazione
Con le rime in perfetta unione
A ciò che possiedo ed a corredo di tutto un lavoro che spero valga “oro”
Ed allora scrivo per sentirmi con me stesso più partecipativo
In una sol parola più addentro alla mia persona,
che scansi la paranoia, e che mi senta pien di gioia!
E allora scrivo e lo faccio di getto,
tanto rendo tutto il più perfetto.
E scrivo, tanto per non sentirmi mai all’arrivo

SCRIVO

Scrivo una poesia, verso tutta la simpatia, che riverso su mia zia
Con la qual bene o mal v’è una grossa alchimia
E dal farla disperare al lasciarmi adesso fare,
come il bene da dare ad un nuovo rapporto da installare
senza più di conto fare, ma amandosi e dovendolo constatare.
E scrivo, perché a mia zia mi sento più vicino, così pan pan e vino al vino
E mi sento più rallegrato se nel rapporto non sono mancato
E se a lei ho pensato e se al telefono mi sono palesato
ma lei ho idolatrato e per mia zia scrivo per sentirmi da lei più carino

E RIDO

E rido perché dinanzi ad una nuova poesia mi sfido,
e tutto ciò è allegria e che ne faccio tutta mia, sì mi butta bene perché ne scrivo un insieme
e tutto parte dal mio seme
e “spacco” se è tutta “farina del mio sacco”
e dal foglio non mi stacco perché le mie poesie non sian un “pacco”, uno smacco
un pasticcio, un feticcio.
E rido della fantasia che posseggo, e di poesie ne faccio un “greggio”
E se ci sarà un peggio, le correggo e penso che ne sia un pregio, andarsele a rivedere
Ed eliminandone ciò che di mal possiede
E rido perché le avversità sfido

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