Tecnologia: mezzo o fine?

di Valeria e Davide

Il Transumanesimo è un movimento culturale che sostiene l’uso delle scoperte scientifiche e tecnologiche per aumentare le capacità fisiche e cognitive e migliorare quegli aspetti della condizione umana che sono considerati indesiderabili, come la malattia e l’invecchiamento, in vista anche di una possibile trasformazione post umana.

Oggi in Italia circa otto milioni di giovani tra i 12 e i 25 anni crescono in un mondo dominato dalla tecnologia e per questo motivo sono denominati “nativi digitali”. Circa il 10% si dichiara insoddisfatto della vita, delle proprie relazioni sociali (comprese quelle genitoriali), della scuola. L’uso distorto della tecnologia può portare a scelte non consapevoli o a “non scelte”, a vivere cioè nel limbo di un mondo solamente fittizio.

Il Covid 19 ha influito molto sui rapporti personali: le strade un tempo affilatissime sono rimaste diverse, le riunioni tra amici non sono più possibili, così come le passeggiate e le gite (qui in comunità). Da libero che eri, ora ti senti prigioniero.

La tecnologia come mezzo è strumento, come fine è una gabbia. Come uscirne? Non è facile: leggere un libro, cantare, passeggiare, ascoltare musica… Ma, prendendo spunto dall’esperienza di due compagne che per un certo periodo si sono ritrovate senza SIM, senza la tua gabbia paradossalmente non ti senti libero. Senza tecnologia siamo persi!

Parlando dunque di tecnologia non più mezzo ma fine, non si può fare a meno di menzionare gli “Hikikomori”, letteralmente “stare in disparte”, “staccarsi”. Sono persone che  hanno scelto di scappare fisicamente dalla vita sociale di persona, spesso cercando livelli finali di isolamento e confinamento.

Lo stile di vita degli hikikomori è spesso caratterizzato da un ritmo circadiano sonno-veglia invertito e , soprattutto, la sostituzione dei rapporti sociali diretti con quelli mediati via Internet.

In Italia si stima che un individuo ogni 250 (o 200) sia soggetto a comportamenti a rischio di reclusione sociale. Nel 2013, secondo la Società Italiana di Psichiatria, circa 3 milioni di italiani tra i 15 e i 40 anni soffrivano di questa patologia. Il disturbo è spesso associato o confuso con la cultura nerd e geek, o più frequentemente con una semplice dipendenza da Internet, limitando il fenomeno a una conseguenza del progresso della società e non a una chiara scelta volontaria del soggetto.

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