Rivalsa della Natura?

Il nuovo COVID-19 si è originato in Cina, nella regione dell’Hubei, e poi si è esteso a tutti gli angoli del pianeta, probabilmente perché il mondo di oggi, essendo globalizzato sia sul piano turistico sia commerciale, ha consentito al virus di viaggiare a grande velocità. E’ un virus efficiente perché riesce a contagiare in maniera silente.

Solo negli ultimi 20 anni si sono succedute 3 diverse epidemie di una qualche variante di COVID e il tempo tra l’una e l’altra si è fatto sempre più breve.
In un articolo su “THE CONVERSATION” il professore Suresh Kuchipudi della Pennsylvania State University, esperto di virus zoonotici (cioè che passano dagli animali agli uomini), spiega come Asia e Africa siano centri di sviluppo di questo genere di epidemie ed il motivo è da ricercare nella loro crescita economica. Asia e Africa sono infatti i paesi dove vive il 60% della popolazione mondiale e stanno andando incontro ad un rapidissimo processo di urbanizzazione: solo negli ultimi dieci anni, circa 200 milioni di persone si sono spostate dalle campagne per andare a vivere in zone urbane. Urbanizzazione significa deforestazione e distruzione degli habitat selvatici; la distruzione degli habitat naturali spinge gli animali selvatici ad avvicinarsi sempre più ai centri urbani. Animali (come i pipistrelli) sono ospiti perfetti per i virus, alcuni dei quali possono saltare la specie ed arrivare quindi agli esseri umani.

Le prime vittime dell’urbanizzazione spinta sono i predatori che scomparendo permettono ai roditori (altri ospiti ideali per i virus zoonotici) di moltiplicarsi.
Un altro grosso problema sono i metodi agricoli usati in queste aree.
Nel 2018, un gruppo di ricercatori cinesi pubblicò un rapporto sulla rivista Nature in cui faceva notare che la crescita dei macro-allevamenti di bestiame avesse distrutto le nicchie vitali dei pipistrelli. Tra gli autori di questo studio compare Zhengli Shi, forse la più importante ricercatrice dell’istituto di virologia di Wuhan, la città da cui proviene l’odierno COVID-19; questa ricercatrice, per mezzo dell’analisi genetica, è riuscita a dimostrare che l’attuale coronavirus è uguale per il 96% al genere di Coronavirus individuato nei pipistrelli.

Nel 2004 l’Oms , l’Oie (organizzazione mondiale della salute animale) e la Fao (organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura) segnalarono una crescita della domanda di proteina animale e l’intensificazione della sua produzione industriale come principale causa dell’apparizione e propagazione di nuove patologie zoonotiche.

Oggi Cina e Australia concentrano il maggior numero di macro-fattorie del mondo.
Nel continente asiatico la popolazione di animali allevati si è praticamente triplicata tra il 1980 e il 2010. La Cina è il produttore di animali allevati più importante del mondo e unisce nel suo territorio il maggior numero di LANDLESS SYSTEMS (sistemi senza terra), dove migliaia di animali si affollano in spazi chiusi e vengono sfruttati.
L’attuale assetto dell’economia globale rivela il suo ruolo nella diffusione dell’ attuale crisi pandemica.
Le epidemie sono un prodotto dell’urbanizzazione.
Le condizioni della propagazione di questa pandemia includono gli effetti di quattro decenni di politiche neoliberiste, che hanno eroso le infrastrutture sociali che sostengono la vita. In questa deriva i sistemi sanitari pubblici sono stati particolarmente colpiti.
Se ci interroghiamo sul nostro stile di vita, qual è il concetto di normalità?
Il Corona Virus è una rivalsa della natura?
L’attuale pandemia cambierà l’umana mentalità nei confronti della morte? Probabilmente no, piuttosto l’opposto; l’effetto del COVID-19 sarà quello di incrementare gli sforzi per proteggere vite umane.

Per la dominante corrente culturale la reazione al virus non è di rassegnazione ma di sdegno e speranza.
In una pre moderna società, come quella medioevale, quando un epidemia esplodeva le persone certamente temevano per le loro vite ed erano devastate dalle morti dei loro cari, ma la principale reazione culturale era di rassegnazione, le persone si dicevano che era la volontà di Dio o forse la Divina retribuzione per i peccati del genere umano, non si perdeva tempo in alcuna medicina. La malattia era stata inflitta da Dio per punirli e gli uomini che pensavano di oltrepassare l’epidemia per loro conto stavano solo aggiungendo il peccato della vanità ai loro altri crimini.
Le prospettive al giorno d’oggi sono polarmente opposte. Anche se qualche disastro uccide molte persone come un incidente di treno, aereo, un incendio o persino un uragano si tende a vederlo come un preventivabile errore umano piuttosto che una punizione Divina o una naturale calamità; nel ventunesimo secolo alle morti di massa seguono automatiche investigazioni e cause legali e il COVID-19 non fa eccezione.
Oltre allo sdegno c’è una grande speranza nel fatto che la medicina trovi un vaccino, ma una volta trovato quale sarà la morale della favola? Sarà che si dovrà investire maggiori risorse nel proteggere vite umane, ci sarà bisogno di più ospedali, medici, infermieri, ecc. si dovranno investire più capitali nella ricerca di sconosciuti patogeni e si dovranno di conseguenza sviluppare le cure.

Mentre l’umanità intera diventa sempre più potente gli individui come singoli devono ancora scontrarsi con la loro fragilità. Forse tra un secolo o due la scienza estenderà le nostre vite indefinitamente ma per ora no. Prima o poi si muore. Per secoli le persone si erano servite della religione come meccanismo difensivo, credendo che sarebbero esistite dopo la morte, ora le persone usano la scienza come alternativo sistema difensivo credendo che i medici li salveranno sempre.

Si dovrebbe essere più realisti nel non sviluppare una cieca speranza nel potere dei medici che proteggono dalle calamità.
C’è un atteggiamento fideistico che travalica i tempi, c’è bisogno di un approccio bilanciato. Cercare sempre all’esterno una forma di protezione che ci possa salvaguardare da qualsiasi calamità pandemica o naturale, non porterà alla soluzione. C’è bisogno che l’uomo impari a modificare il proprio stile di crescita economica rispettando l’ambiente in cui è nato e da cui trae sostentamento per il proprio sviluppo.

Fino a quando non ci sarà questa inversione di tendenza l’umanità sarà sempre esposta a cicliche catastrofi che porteranno solo distruzione.
In ogni caso l’uomo deve imparare a trattare la sua mortalità, transitorietà e fuggevolezza. La crisi attuale dovrebbe rendere gli individui consapevoli dell’impermanente natura della condizione umana e delle umane conquiste. Quindi le moderne civiltà come tutto dovranno andare nella direzione opposta, memori della propria fragilità reagiranno costruendo barriere più forti, probabilmente ci saranno massicci aumenti nei fondi delle scuole di medicina e nel sistema sanitario. Forse questo è il meglio che gli uomini possano aspettarsi, ad ogni modo i governi non sono bravi in filosofia perché non è di loro dominio, dovrebbero focalizzarsi sul costruire migliori sistemi sanitari e più rispettosi sistemi economici. I Medici non possono risolvere il rebus dell’esistenza ma possono prendere un po’ di tempo per vedersela con questo, il resto sta a noi. Prima parte da “focus”, seconda parte da “Il nuovo manifesto”, terza parte da “The Guardian” scritto da “Yuval Noah Harari”, storico e autore.

Zgu

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